Il 13 agosto 2025 il sito COMEDONCHISCHIOTTE ha pubblicato l'articolo di cui al seguente link:
https://comedonchisciotte.org/resa-nota-la-strategia-del-governo-per-accompagnare-alleutanasia-litalia-profonda-spopolamento-irreversibile-non-contate-piu/
Resa nota la strategia del governo per accompagnare all’eutanasia l’Italia profonda: “Spopolamento irreversibile, non contate più“
Ne riporto alcuni passaggi:
(Articolo modificato - accorciato - il 14/8/2025)
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Il Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne [PSNAI], in cui vivono oltre 13 MILIONI DI ITALIANI........ si trova qui:
https://.governo.it/media/yamnr5sl/piano-strategico-nazionale-delle-aree-interne.pdf
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Estratto dell'articolo di Gilberto Trombetta:
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Il messaggio devastante del governo all’Italia profonda e alle aree interne: “Non contate più”
“C’è un passaggio, in un documento ministeriale pubblicato quasi in sordina all’inizio dell’estate, che dovrebbe far tremare le fondamenta della nostra Repubblica. È una frase contenuta a pagina 45 del nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), approvato con grande ritardo e redatto tra le nebbie dei dipartimenti centrali.
Si trova nell’ “obiettivo 4: Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. E recita: “Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”. Non è una battuta, né un refuso. È la nuova linea di indirizzo strategico dello Stato verso centinaia di Comuni italiani, per lo più montani, collinari o rurali.
Si tratta di un cambio di paradigma silenzioso ma devastante: si rinuncia ufficialmente all’idea di invertire la tendenza allo spopolamento. Si pianifica il declino.
Lo si accompagna. Lo si normalizza. Per capire la portata della questione, bisogna risalire alla definizione di Aree Interne: sono quasi 4.000 Comuni italiani, sparsi in ogni regione, che si trovano lontani dai centri dove si concentrano servizi essenziali come sanità, istruzione e mobilità.
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Nel PSNAI, approvato nel marzo 2025 ma diffuso solo ora, lo Stato compie una distinzione netta tra territori rilanciabili e territori senza speranza. I secondi, si legge, hanno una struttura demografica compromessa, con popolazione in forte declino e basse prospettive di sviluppo. E quindi, si conclude, non possono avere obiettivi di rilancio. Ma cosa significa, in pratica? Significa che non si investirà più per trattenere giovani o attrarne di nuovi. Che non si costruiranno più servizi in quei luoghi. Che si pianificherà una dignitosa decadenza: un welfare del tramonto che fornisca badanti e medicine, ma non opportunità né speranza. Un gruppo di studiosi, amministratori e attivisti, riuniti il 12 giugno dal CERSTE, ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno: questo documento è un verdetto, non una strategia. E viola in spirito l’articolo 3 della Costituzione, là dove parla dell’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano l’eguaglianza e la partecipazione di tutti i cittadini. Invece di rimuoverli, li si consacra. Si adottano criteri tecnici, tempi di percorrenza, densità, indicatori statistici che ignorano la realtà sociale e culturale dei luoghi.
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Il paradosso è che nel resto d’Europa, dalla Francia ai Paesi nordici , le aree rurali sono oggetto di investimenti e valorizzazione. Hanno rappresentanza istituzionale, accesso a fondi dedicati, programmi a lungo termine. In Italia, invece, si preferisce accompagnare al tramonto.
Non è solo un errore tecnico. È un messaggio devastante: Non contate più. È anche una questione di dignità: le comunità che resistono nelle Aree Interne non vogliono compassione. Vogliono giustizia, possibilità, strumenti.
Questo è il punto che il PSNAI ignora. Le Aree Interne non sono solo problemi da contenere, come pare emergere dal documento. Sono risorse da liberare. E se l’Italia vuole davvero essere una nazione coesa, deve smettere di pensare in termini di resa amministrativa e tornare a fare politica, nel senso più alto: ascoltare, valorizzare, scegliere.
Perché un Paese che dichiara la fine di sé stesso, un borgo alla volta, sta smettendo di essere una Repubblica.
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Mio breve commento:
Sfogliando le pagine del decreto, che a me risulta quasi del tutto illeggibile, ho notato questo grafico, che qui pubblico:

Si può notare che tutto il bellunese (esclusa Cortina d'Ampezzo) è segnato con colori di cui non ho approfondito il significato, ma certamente significativi dell'appartenenza del bellunese alle AREE INTERNE.
Requiescat in pace
Venas/Perarolo, 13 agosto 2025
Giancarlo Soravia
P.S. 1 (14/8/2025)
Un Utente di COMEDONCHSCIOTTE ha pubblicato il seguente commento all'articolo originale, che condivido:
"La ‘grandezza’ si coniuga con diversi fattori quali, per esempio, le economie di scala e la logica del profitto e l’efficienza produttiva.
Ne consegue che la ‘grandezza’, genera extra urbanizzazione, perdita di identità, alienazione.
Vale la pena di ricordare che questa tendenza non è né universale né irreversibile.
Esistono iniziative (quartieri a misura d’uomo dove tutto è raggiungibile a piedi, città 15 minuti, filiere corte, negozi di vicinato, economia circolare, …) che si propongono di mitigare gli effetti della grandezza a tutti i costi.
Similmente, il concetto di grandezza, può essere applicato all’ego a dismisura, alle ambizioni sproporzionate, alla fede universale, … dimenticando, come si diceva una volta, che dentro la botte piccola c’è il vino buono.
La sfida, quindi, è sempre e costantemente la solita: equilibrio. Ci sono vantaggi nelle economie di scala e ci sono vantaggi nel riconoscere il valore delle relazioni umane, la diversità e la sostenibilità.
La grandezza è spesso solo l’arte di proiettare un’ombra lunga …mentre si resta piccoli."
P.S. 2 (16/8/2025)
Allego 2 schermate che contengono le pagine 44-45-46 [parte] del PSNAI a dimostrazione che quanto scritto sopra non è fantasia. Invito a leggere specialmente "l'obiettivo 1" e "l'obiettivo 4" già citato nell'articolo.