TROPHAEUM AUGUSTI
Nella cittadina francese di La
Turbie, al confine nord occidentale del Principato di Monaco, ci sono i resti di un imponente
monumento chiamato in latino TROPHAEUM AUGUSTI o TROPHAEUM ALPIUM, il cui più significativo emblema è il seguente bassorilievo di una coppia di prigionieri galli in catene:
dal suddetto sito riporto:
“La solenne iscrizione, di cui
rimanevano solo alcuni frammenti, è stata ricostruita completamente
durante il restauro del monumento curato da Jules Formigé, grazie
alla menzione fattane da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis
Historia (III, 136-137).
Il testo riporta tutti i 46 [44?] nomi delle tribù [alpine]
sconfitte in ordine cronologico e geografico ed è affiancato da due
bassorilievi della Vittoria alata. Parimenti visibile è il "trofeo"
in senso stretto, ossia una raffigurazione delle armi conquistate ai
nemici e appese ad un tronco d'albero. Ai due lati del trofeo sono
raffigurati coppie di prigionieri galli in catene.”
I RESTI DEL TROFEO
ISCRIZIONE
CARTINA DI LA TURBIE (Monaco)
RICOSTRUZIONE IN SCALA DEL TROFEO
IMPERATORI ・CAESARI ・DIVI ・FILIO ・AVGVSTO
PONT ・MAX ・IMP ・XIIII ・TRIB ・POT ・XVII
SENATVS ・POPVLVSQVE ・ROMANVS
QVOD ・EIVS ・DVCTV ・AVSPICIISQVE ・GENTES ・ALPINAE・
OMNES ・QVAE ・A ・MARI ・SVPERO ・AD ・INFERVM ・PERTINEBANT・
SVB ・IMPERIVM ・P ・ R ・SVNT ・REDACTAE ・
« ALL’IMPERATORE AUGUSTO, FIGLIO DEL DIVINO
CESARE,
PONTEFICE MASSIMO, NELL’ANNO 14° DEL SUO IMPERO,
17° DELLA SUA POTESTÀ TRIBUNIZIA,
IL SENATO E IL POPOLO ROMANO
POICHÉ SOTTO LA SUA GUIDA E I SUOI AUSPICI TUTTE LE
GENTI ALPINE,
CHE SI TROVAVANO TRA IL MARE SUPERIORE E QUELLO
INFERIORE
SONO STATE ASSOGGETTATE ALL’IMPERO DEL POPOLO
ROMANO.
GENTES ・ALPINAE ・DEVICTAE ・
(GENTI ALPINE SCONFITTE)
Si cercherebbe invano tra questi nomi una tribù
superstite. Solo il nome CATVRIGES richiama ai cadorini
(CATUBRINI) e conferma l'origine gallica di questi ultimi. Galli era
il nome romano dato ai Celti: “…qui ipsorum lingua Celtæ, nostra
Galli appellantur”. (Giulio Cesare -“De bello gallico”, I,1)
Mancano i Galli Carni, che erano stati sottomessi in
precedenza.
In merito alla fine dei Galli Carni riporto quanto pubblicato
in questo sito:
“Roma, avvertendo sempre più il pericolo
incombente dei Gallo Carni e volendo accelerare la propria
espansione, decide la mossa finale e invia a Nord Est le legioni del
console M. Emilio Scauro, che sconfigge definitivamente i Carni nella
battaglia del 15 novembre 115 a.C., ne trucida moltissime donne e
bambini e ottiene nell’Urbe il trionfo “de Galleis Karneis”
(frammento capitolino dei Fasti Triumphales, scoperto nel 1563 e
riportato da Fistulario).
In seguito i Carni, sia per la cruda
sconfitta subita sia per la superiore civiltà romana sia forse per
un già presente carattere piuttosto remissivo, si sottomettono a
Roma e ne accettano le imposizioni ed anche le concessioni.
Significative a questo proposito sono le parole di uno dei principali
capi Carni, Calgaco, che la leggenda vuole affermasse: - Sono i romani
l’unico tra tutti i popoli a concupire, con pari brama, la
ricchezza dei ricchi e la povertà dei poveri. Hanno un nemico ricco?
Fanno gli avidi. Se è povero, si accontentano della gloria. Rubare,
ammazzare, saccheggiare, lo chiamano falsamente ’governare’; e
laddove essi creano il deserto, lo chiamano ‘pace’.-
Veramente non sono d’accordo su quanto detto sui poveri: essi avevano al contrario un grande valore, perché venivano venduti come schiavi.
Nel libro LE GUERRE DI AUGUSTO CONTRO I POPOLI ALPINI di Giovanni Oberziner, stampato nel 1900, si trovano diversi riferimenti agli schiavi.
Nel capitolo “LE GUERRE CONTRO I SALASSI“ Oberziner scrive:
"Narra Dione, che il duce romano impose ai Salassi di trovarsi pronti in
luoghi stabiliti per pagare le somme pattuite. Egli spedì qua e là schiere di soldati con apparente pretesto di incassare il denaro; questi invece, eseguendo gli ordini del capitano, presero tutta la gioventù, e gli altri furono ridotti allo stato di schiavitù. Trentaseimila prigionieri furono condotti sul mercato d'Ivrea e venduti come schiavi; ottomila, che erano atti alle armi, furono venduti a condizione che prima di vent' anni non potessero esser messi in libertà."
Nel capitolo “LE GUERRE CONTRO LE ALPI ORIENTALI“ scrive:
"Racconta Livio che gli Istri, vedendo mancare repentinamente il fiume [deviato dai Romani], ascrissero ciò a forze sovrannaturali; onde, pieni di superstizioso spavento, senza nemmeno pensare alla possibilità della pace, si diedero a trucidare le mogli ed i figliuoli ed a gettarne i cadaveri giù dalle mura. Questo farebbe piuttosto credere, che, vistasi mancare l'acqua necessaria all'esistenza, piuttosto di cader vivi nelle mani dei nemici, preferissero di uccidersi tutti; e che avevano anche l'animo di condurre ad effetto tale loro divisamento e volevano che fosse noto ai Romani lo dimostra il fatto che lanciarono fra loro i cadaveri degli uccisi. Ma nel mentre stavano facendo ciò, questi, fatta una breccia, irruppero nella città [Nesazio], mentre essa era già in preda al più grande scompiglio per le grida e il pianto delle donne e de' fanciulli, che imploravano fosse loro salva la vita. Tutti gli Istriani, ch' erano dentro la mura, furono presi od uccisi; il re Epulone, per non cader vivo in mano de' nemici, si trafisse il petto colla propria spada.
Dopo Nesazio furono pure prese colle armi Mutila e Faveria, le quali, come Nesazio, furono distrutte. La preda fu lasciata in balia de' soldati: cinquemilaseicento e trentadue Istriani furono venduti come schiavi; i capi e quelli ch' erano stati promotori della guerra furono uccisi, e tutta l'Istria cadde definitivamente in potere dei Romani. Terminata la guerra istriana, il console [M. Emilio Scauro], per ordine del senato, trasportò le sue legioni nella Liguria, dove pure riuscì vincitore, così che fu ampiamente paga la sua ambizione, poiché a lui, che il chiese, fu concesso per la duplice sua impresa l’onore del trionfo."
Veramente non sono d’accordo su quanto detto sui poveri: essi avevano al contrario un grande valore, perché venivano venduti come schiavi.
Nel libro LE GUERRE DI AUGUSTO CONTRO I POPOLI ALPINI di Giovanni Oberziner, stampato nel 1900, si trovano diversi riferimenti agli schiavi.
Nel capitolo “LE GUERRE CONTRO I SALASSI“ Oberziner scrive:
"Narra Dione, che il duce romano impose ai Salassi di trovarsi pronti in
luoghi stabiliti per pagare le somme pattuite. Egli spedì qua e là schiere di soldati con apparente pretesto di incassare il denaro; questi invece, eseguendo gli ordini del capitano, presero tutta la gioventù, e gli altri furono ridotti allo stato di schiavitù. Trentaseimila prigionieri furono condotti sul mercato d'Ivrea e venduti come schiavi; ottomila, che erano atti alle armi, furono venduti a condizione che prima di vent' anni non potessero esser messi in libertà."
Nel capitolo “LE GUERRE CONTRO LE ALPI ORIENTALI“ scrive:
"Racconta Livio che gli Istri, vedendo mancare repentinamente il fiume [deviato dai Romani], ascrissero ciò a forze sovrannaturali; onde, pieni di superstizioso spavento, senza nemmeno pensare alla possibilità della pace, si diedero a trucidare le mogli ed i figliuoli ed a gettarne i cadaveri giù dalle mura. Questo farebbe piuttosto credere, che, vistasi mancare l'acqua necessaria all'esistenza, piuttosto di cader vivi nelle mani dei nemici, preferissero di uccidersi tutti; e che avevano anche l'animo di condurre ad effetto tale loro divisamento e volevano che fosse noto ai Romani lo dimostra il fatto che lanciarono fra loro i cadaveri degli uccisi. Ma nel mentre stavano facendo ciò, questi, fatta una breccia, irruppero nella città [Nesazio], mentre essa era già in preda al più grande scompiglio per le grida e il pianto delle donne e de' fanciulli, che imploravano fosse loro salva la vita. Tutti gli Istriani, ch' erano dentro la mura, furono presi od uccisi; il re Epulone, per non cader vivo in mano de' nemici, si trafisse il petto colla propria spada.
Dopo Nesazio furono pure prese colle armi Mutila e Faveria, le quali, come Nesazio, furono distrutte. La preda fu lasciata in balia de' soldati: cinquemilaseicento e trentadue Istriani furono venduti come schiavi; i capi e quelli ch' erano stati promotori della guerra furono uccisi, e tutta l'Istria cadde definitivamente in potere dei Romani. Terminata la guerra istriana, il console [M. Emilio Scauro], per ordine del senato, trasportò le sue legioni nella Liguria, dove pure riuscì vincitore, così che fu ampiamente paga la sua ambizione, poiché a lui, che il chiese, fu concesso per la duplice sua impresa l’onore del trionfo."
FRAMMENTO FASTI TRIUMPHALES
- M. EMILIO SCAURO - GALLI CARNI
- M. EMILIO SCAURO - GALLI CARNI
20 novembre 2019
Giancarlo Soravia