(Modificato in data 2/6/2023)
Con questo Post desidero esporre il mio modesto punto di vista sulla situazione attuale del Cadore partendo dai "Cenni
geografico-storici", che si trovano nella presentazione del mio saggio “LA LINGUA LADINA DEL CADORE”
recentemente (febbraio 2023) pubblicato dalla Casa Editrice Bonomo nella Collana “LE LINGUE
INCATENATE” diretta dal Prof. Giulio Soravia
https://www.bonomoeditore.com/libri/scheda?id=641
CENNI GEOGRAFICO-STORICI DEL CADORE
Il Cadore, o più esattamente Cadore-Ampezzo, regione alpina dolomitica, è compreso geograficamente tra il passo di Cimabanche e le Dolomiti di Sesto (provincia di Bolzano) a ovest, le Alpi della valle del Gail (Austria) a nord (senza collegamenti stradali) e le Alpi Carniche (provincia di Udine) a est. Il collegamento principale è verso sud, lungo l’alto corso del Piave, con il confine con il Bellunese a Termine (Frazione di Ospitale). Le sue montagne, con le sue "crode" rosa in netto contrasto con i boschi sottostanti sono uniche al mondo. La superficie totale del Cadore-Ampezzo è di 1362,02 kmq con una popolazione di 33.730 abitanti. La densità è di 24,76 ab./kmq
Sotto Roma il Cadore-Ampezzo appartenne al Municipio di Julium Carnicum. Poi subì le varie invasioni tra cui quella longobarda (sono ricordate le Arimannie cadorine) e la dominazione franca. Dopo essere appartenuto al Ducato di Carinzia, dal 1077 fu Contea del Patriarcato di Aquileia. Nel 1235 la famiglia longobardica dei da Camino (feudatari di Aquileia) gli diede un proprio Statuto, rinnovato nel 1338 su base democratica, e facendo del Cadore-Ampezzo una delle prime regioni d’Europa affrancate dal feudalesimo. Il Cadore-Ampezzo era suddiviso in 10 Centenari: Pieve (capoluogo), Valle, Venas, San Vito, Ampezzo (sostituito con Pescul (Selva) per mantenere il numero obbligatorio di 10 Centenari), Domegge, Oltrepiave, Auronzo, Comelico Superiore, Comelico Inferiore. A questi Centenari appartenevano 27 “Regole”, ognuna con il proprio “Laudo”. Dal 1420 il Cadore-Ampezzo fu soggetto alla Repubblica di Venezia, che ne confermò lo Statuto. Nel 1516 con il trattato di Noyon (guerra della Lega di Cambrai) Ampezzo passò alla monarchia Asburgica. Col trattato di Campoformido del 1797 il Cadore con il Veneto passò sotto amministrazione austriaca fino al 1805. Con la pace di Presburgo dello stesso anno l'impero austriaco rinunciò al Veneto, il quale fu ceduto al Regno d'Italia napoleonico. Nel 1806 fu abrogata la Magnifica Comunità Cadorina e il Cadore fece parte del neo costituito “Dipartimento della Piave” con capoluogo Belluno. Dal 1816 con il Congresso di Vienna il Cadore fece parte del Regno del Lombardo-Veneto e confermato nella “Provincia di Belluno”, diviso tra i distretti di Pieve di Cadore e di Auronzo. Ampezzo fu annesso alla provincia di Belluno nel 1923. Nel 1848 ci fu la resistenza antiaustriaca di Pier Fortunato Calvi. Nel 1866 il Cadore fu annesso al Regno d’Italia (Ampezzo lo fu nel 1919). La Magnifica fu ricostituita nel 1875 ma solo come "ente morale". Anche le Regole (terre allodiali possedute anticamente da famiglie arimanniche) furono nuovamente riconosciute, ma senza più alcun potere amministrativo. Con Caporetto (1917) il territorio fu invaso dagli eserciti austro-ungarico e tedesco. Dopo l’ 8 settembre 1943 ci fu l’amministrazione nazista dell’Alpenvorland. Fu quindi occupato dagli Alleati e con la Liberazione ed il Referendum del 1946 il Cadore-Ampezzo si unì alla Repubblica Italiana.
Per quanto riguarda l’ordinamento ecclesiastico, nel 1846 il Cadore fu staccato, dopo secoli di unione, dalla diocesi di Udine e fu aggregato a quella di Belluno. Similmente nel 1964 il decanato di Cortina d’Ampezzo passò dalla Diocesi di Bressanone a quella di Belluno.
Il dopoguerra ha assistito al quasi completo abbandono dell'attività agro-silvo-pastorale, alla progressiva svalutazione del valore commerciale dei boschi, allo sfruttamento idroelettrico con vantaggi praticamente nulli per la popolazione, al grande sviluppo e poi alla fine del distretto dell'occhiale, sorto a Rizzios di Calalzo nel lontano 1878. Sembra che per l'economia del territorio non resti altra soluzione che potenziare e sviluppare il settore turistico.
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LO STEMMA DEL CADORE
ANTICHI CASTELLI DI PIEVE DI CADORE E DI BOTESTAGNO
(da Wikipedia)
Nello
stemma del Cadore (due torri concatenate con un albero al centro, in
passato un tiglio, poi un abete) sono rappresentati i castelli di
Pieve di Cadore e di Botestagno (Cortina), oggi scomparsi e di cui
restano vecchie stampe come quelle sopra riprodotte.
I due
castelli, incorporati nello stemma, li ripropongo con il quadro seguente,
realizzato da Cesare Vecellio nel 1599, allegoria della dedizione del
Cadore (allora ancora comprendente Ampezzo) a Venezia nel 1420.
Nel
quadro si vedono san Marco con il leone, la Vergine con il bambino in
trono, Venezia con lo scettro del potere, una dama (il Cadore) che
presenta lo stemma e lo Statuto assieme ad un’altra donna,
che rappresenta la fedeltà.
LA SITUAZIONE ATTUALE DEL CADORE
1) PREMESSA
L'Italia
contemporanea sembra trovarsi in posizione subalterna alla
Unione Europea, che sta imponendo i suoi dogmi neo-liberisti e le sue
direttive spesso assurde.
Credo tuttavia che detto liberismo non sia del tutto compatibile con la
costituzione italiana la quale, essendo nata da un compromesso tra
democristiani e comunisti, è di natura ambivalente. Per ambivalente intendo un sistema misto capitalista/comunista o viceversa.
Esso è in vigore in Cina e sta dando risultati eccezionali.
In fondo anche il “miracolo economico italiano” si
realizzò proprio negli anni del binomio Peppone (che si può simbolizzare con l'IRI) - Don Camillo (che si può simbolizzare con la FIAT), quando l'UE era
una semplice unione doganale.
Riporto le seguenti tabelle del trend delle
maggiori economie mondiali, una più vecchia e l'altra più recente (Fonte: WB e IMF), i dati del 1992 sono contradditori ma la Cina sta scalando
tutte le posizioni mentre l'Europa è in ribasso. L'Italia poi è out:
Da: https://www.statista.com/chart/22256/biggest-economies-in-the-world-timeline/
Le storture e gli errori causati dalla Unione Europea, ma non solo quelli, stanno provocando gravi ripercussioni socio-economiche specialmente nelle zone periferiche del paese come il Cadore.
2) SPOPOLAMENTO, CARENZA SERVIZI ESSENZIALI, POVERTÀ
In un mio precedente Post su questo Blog (IVA SUI PELLET SEMPRE AL 22% ?)
https://cadorepassatoepresente.blogspot.com/2022/12/iva-sui-pellet-sempre-al-22_10.html
avevo riportato la petizione, fatta dal gruppo "GIOVANI & FUTURO" (Gruppo di Giovani Amministratori Eletti nei Comuni del Cadore e del Comelico) in data 28 luglio 2022 rivolta al precedente governo, in cui si legge tra l’altro:
“….In questo periodo, come ben saprà, gli aumenti di luce, gas e beni alimentari sono diventati un vero salasso per le nostre famiglie e queste difficili situazioni sono ulteriormente amplificate in un territorio come il nostro, che da anni è morso dallo spopolamento e dalla carenza dei servizi più essenziali….”
e poi
“….1
bellunese su 3 vive sulla soglia della povertà….”, quindi
verosimilmente ci sarà più di un cadorino su tre a vivere su tale
soglia.
3) CROLLO SETTORE AGRICOLO-PASTORALE-BOSCHIVO
Nel seguente articolo del Gazzettino del 30/11/2022 a firma Yvonne Toscani:
https://www.ilgazzettino.it/nordest/belluno/pascoli_montagna_scomparsi_aziende_agricole_chiuse-7084641.html
si legge:
“….In un trentennio la provincia di Belluno ha perso l'83,7 per cento delle sue aziende agricole. Le piccole o medie imprese, che si occupano della coltivazione del fondo, di selvicoltura, allevamento di animali ed altre attività collegate….sono passate dalle 14.591 del 1982 alle 2.381 del 2010....".
Anche in questo caso, se la provincia di Belluno ha perso l'83,7% delle sue aziende agricole, certamente peggiore è la situazione del Cadore.
Le imprese che ancora resistono sono letteralmente oppresse dalla
burocrazia, come si apprende dalle molte lamentele pubblicate sui
giornali e sui social.
Anche per quanto riguarda il settore boschivo ci sono solo notizie negative, i boschi cadorini un tempo famosi e fonte di ricchezza sono abbandonati all'incuria e all'insufficiente sfruttamento. E secondo un esperto da me interpellato è inutile farsi illusioni: anche se c’è una ripresa del legno nelle costruzioni, nell’arredamento, negli imballaggi e nella carta, le dimensioni e lo spezzettamento proprietario dei boschi cadorini non corrispondono minimamente alle esigenze dei mercati odierni.
4) POLITICHE A FAVORE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Anche in Cadore si registra la costante apertura di nuovi supermercati, mentre i piccoli negozi di paese chiudono.
Sempre su questo Blog, avevo pubblicato un Post su come in Alto Adige si aiutino concretamente i “Dorfladen”, al contrario che da noi.
Poi in Germania si fanno studi approfonditi su questo tema, cosa del tutto assente in Italia.
https://cadorepassatoepresente.blogspot.com/2022/11/in-alto-adige-danno-sostegno-ai-piccoli.html
5) DISGREGAZIONE PILOTATA DEL DISTRETTO CADORINO DELL'OCCHIALE
In questo caso le politiche U.E. non c'entrano, ma solo gli egoismi e campanilismi locali. È successo che i politici di Belluno, con a capo l'onorevole Gianfranco Orsini (1924-2008), idearono il modo di spostare il distretto cadorino dell'occhiale
verso il bellunese (Longaronese e Alpago). Semplicemente inqualificabile (dal punto di vista cadorino) fu infatti la cosiddetta "legge
rifinanziamento Vajont (1990)", in base alla quale "nuove" iniziative
industriali furono generosamente
finanziate a fondo perduto e con esenzione decennale
dall'imposta sui redditi. Cos'è in pratica avvenuto ? Che le
maggiori occhialerie localizzate in Cadore (Safilo, De Rigo -- stabilimento
Lozza --, Marcolin, Fedon (astucci) e altri) furono incoraggiate a creare delle società formalmente ma falsamente
"nuove", con sede apppunto nel Longaronese e Alpago, in cui piano piano travasare
le vecchie storiche sedi cadorine, che finirono totalmente e
desolatamente vuote, nel senso letterale del termine.
È stato un vero delitto togliere il distretto industriale creato proprio in Cadore da cadorini nel lontano 1878 affrontando enormi difficoltà e qui sempre sviluppatosi con successo, tanto da identificare per tutto il '900 il Cadore come culla e patria degli occhiali. Per i bellunesi fare un distretto ex-novo non sarebbe stato così semplice, ne è testimonianza il sostanziale fallimento della zona industriale di Longarone sorta all'indomani del disastro del Vajont. Questa ingiusta delocalizzazione, che si poteva e si doveva evitare, è stata naturalmente seguita da una
crescente penuria di lavoro in Cadore e ha costretto alla
chiusura e al fallimento molti terzisti. Per non parlare delle pesanti
ricadute su altri settori dell'economia cadorina, principalmente
quello degli alberghi, ristoranti, ecc. a seguito della scomparsa delle visite in Cadore di centinaia di clienti italiani e stranieri, di fornitori, rappresentanti, tecnici ecc., e del
grave e generalizzato calo dei consumi. Colpisce soprattutto l'inerzia
delle amministrazioni cadorine (ma anche della Chiesa locale
e della popolazione), che non hanno mosso un dito per la salvaguardia
dello storico distretto.
Vedi anche:
Tesi di laurea di Davide Bria-Berter (Anno Accademico 2014/2015 UNIVERSITA' TELEMATICA “E-Campus” - Facoltà di Economia - Corso di Laurea in Psicoeconomia) dal titolo:
“LA DISGREGAZIONE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE E I SUOI EFFETTI ECONOMICI E SOCIALI: IL CASO DELL'OCCHIALERIA DEL CADORE”
https://drive.google.com/file/d/12Aqxn_L17fpqjfrjxqjMdm3UghnVDLM7/view?usp=share_link
6) CONCLUSIONE
A
differenza dei secoli passati, oggi il Cadore non saprebbe nemmeno a
chi rivolgersi per chiedere come alleviare la sua condizione di abbandono.
Mi è caro riportare qui il discorso fatto il 26 giugno 1797 dai delegati cadorini a Napoleone, tratto dal libro "IL CADORE NELL'ETÀ NAPOLEONICA" di Giovanni Fabbiani (Lozzo, 1897-Belluno, 1986):
Cittadino Generale
"Voi vedete alla vostra presenza i Deputati del Popolo e della Municipalità di Cadore.
"L'esempio fortunato della Repubblica di San Marino ci anima a rappresentarvi, che fummo sempre poveri, ma sempre liberi, e democratici, ed il primo nostro voto si è quello di rimaner tali, ma confederati in una Repubblica Indivisibile; voi lo volete e noi lo saremo.
"La vostra Truppa ha ritrovato su queste Alpi scoscese i suoi Fratelli che lieti si tolsero il pane dalla bocca per dividerlo coi bravi Repubblicani.
"Non ci resta più pane né per loro, né per noi. Siamo tra orridi monti, che la natura tutto ci niega, ed il raccolto tardissimo è appena sufficiente per quattro Mesi.
"La Divisione Delmas accantonata in Belluno esige da noi una parte delle sussistenze. Voi non soffrirete che si sprema il sangue di un Popolo Innocente, che fu compianto da Tiberio e da Druso.
"Rileviamo che i vostri Commissari vogliono esigere nuove Requisizioni; abbiamo a stento potuto supplire alla prima.
"I pochi argenti delle nostre chiese, sudore del Popolo, unico deposito dei Poveri per gli anni di estrema indigenza lasciateli alli miseri come un sacro monumento della vostra insigne umanità. Voi siete grande, e potete comandarci di andare alla guerra; ma non permetterete che moriamo di fame.
[La supplica fu accolta da Napoleone]
Giancarlo Soravia
Venas di
Cadore, 13 aprile 2023