giovedì 13 aprile 2023

DAI "CENNI GEOGRAFICO-STORICI" DEL CADORE-AMPEZZO ALLA SITUAZIONE ATTUALE

(Modificato in data 2/6/2023)
Con questo Post desidero esporre il mio modesto punto di vista sulla situazione attuale del Cadore partendo dai "Cenni geografico-storici", che si trovano nella presentazione del mio saggio “LA LINGUA LADINA DEL CADORE” recentemente (febbraio 2023) pubblicato dalla Casa Editrice Bonomo nella Collana “LE LINGUE INCATENATE” diretta dal Prof. Giulio Soravia

https://www.bonomoeditore.com/libri/scheda?id=641


CENNI GEOGRAFICO-STORICI  DEL CADORE


 

        Il Cadore, o più esattamente Cadore-Ampezzo, regione alpina dolomitica, è compreso geograficamente tra il passo di Cimabanche e le Dolomiti di Sesto (provincia di Bolzano) a ovest, le Alpi della valle del Gail (Austria) a nord (senza collegamenti stradali) e le Alpi Carniche (provincia di Udine) a est. Il collegamento principale è verso sud, lungo l’alto corso del Piave, con il confine con il Bellunese a Termine (Frazione di Ospitale). Le sue montagne, con le sue "crode" rosa in netto contrasto con i boschi sottostanti sono uniche al mondo. La superficie totale del Cadore-Ampezzo è di 1362,02 kmq con una popolazione di 33.730 abitanti. La densità è di 24,76 ab./kmq
          Sotto Roma il Cadore-Ampezzo appartenne al Municipio di Julium Carnicum. Poi subì le varie invasioni tra cui quella longobarda (sono ricordate le Arimannie cadorine) e la dominazione franca. Dopo essere appartenuto al Ducato di Carinzia, dal 1077 fu Contea del Patriarcato di Aquileia. Nel 1235 la famiglia longobardica  dei da Camino (feudatari di Aquileia) gli diede un proprio Statuto, rinnovato nel 1338 su base democratica, e facendo del Cadore-Ampezzo una delle prime regioni d’Europa affrancate dal feudalesimo. Il Cadore-Ampezzo era suddiviso in 10 Centenari: Pieve (capoluogo), Valle, Venas, San Vito, Ampezzo (sostituito con Pescul (Selva) per mantenere il numero obbligatorio di 10 Centenari), Domegge, Oltrepiave, Auronzo, Comelico Superiore, Comelico Inferiore. A questi Centenari appartenevano 27 “Regole”, ognuna con il proprio “Laudo”. Dal 1420 il Cadore-Ampezzo fu soggetto alla Repubblica di Venezia, che ne confermò lo Statuto. Nel 1516 con il trattato di Noyon (guerra della Lega di Cambrai) Ampezzo passò alla monarchia Asburgica. Col trattato di Campoformido del 1797 il Cadore con il Veneto passò sotto amministrazione austriaca fino al 1805. Con la pace di Presburgo dello stesso anno l'impero austriaco rinunciò al Veneto, il quale fu ceduto al Regno d'Italia napoleonico. Nel 1806 fu abrogata la Magnifica Comunità Cadorina e il Cadore fece parte del neo costituito “Dipartimento della Piave” con capoluogo Belluno. Dal 1816 con il Congresso di Vienna il Cadore fece parte del Regno del Lombardo-Veneto e confermato nella “Provincia di Belluno”, diviso tra i distretti di Pieve di Cadore e di Auronzo. Ampezzo fu annesso alla provincia di Belluno nel 1923. Nel 1848 ci fu la resistenza antiaustriaca di Pier Fortunato Calvi. Nel 1866 il Cadore fu annesso al Regno d’Italia (Ampezzo lo fu nel 1919).  La Magnifica fu ricostituita nel 1875 ma solo come "ente morale". Anche le Regole (terre allodiali possedute anticamente da famiglie arimanniche) furono nuovamente riconosciute, ma senza più alcun potere amministrativo. Con Caporetto (1917) il territorio fu invaso dagli eserciti austro-ungarico e tedesco. Dopo l’ 8 settembre 1943 ci fu  l’amministrazione nazista dell’Alpenvorland. Fu quindi occupato dagli Alleati e con la Liberazione ed il Referendum del 1946 il Cadore-Ampezzo si unì alla Repubblica Italiana.
            Per quanto riguarda l’ordinamento ecclesiastico, nel 1846 il Cadore fu staccato, dopo secoli di unione, dalla diocesi di Udine e fu aggregato a quella di Belluno. Similmente nel 1964 il decanato di Cortina d’Ampezzo passò dalla Diocesi di Bressanone a quella di Belluno.
          Il dopoguerra ha assistito al quasi completo abbandono dell'attività agro-silvo-pastorale, alla progressiva svalutazione del valore  commerciale dei boschi, allo sfruttamento idroelettrico con vantaggi praticamente nulli per la popolazione, al grande sviluppo e poi alla fine del distretto dell'occhiale, sorto a Rizzios di Calalzo nel lontano 1878. Sembra che per l'economia del territorio non resti altra soluzione che potenziare e sviluppare il settore turistico.

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LO STEMMA DEL CADORE

ANTICHI CASTELLI DI PIEVE DI CADORE E DI BOTESTAGNO

(da Wikipedia)



Nello stemma del Cadore (due torri concatenate con un albero al centro, in passato un tiglio, poi un abete) sono rappresentati i castelli di Pieve di Cadore e di Botestagno (Cortina), oggi scomparsi e di cui restano vecchie stampe come quelle sopra riprodotte.
I due castelli,  incorporati nello stemma, li ripropongo con il quadro seguente, realizzato da Cesare Vecellio nel 1599, allegoria della dedizione del Cadore (allora ancora comprendente Ampezzo) a Venezia nel 1420.
Nel quadro si vedono san Marco con il leone, la Vergine con il bambino in trono, Venezia con lo scettro del potere, una dama (il Cadore) che presenta lo stemma e lo Statuto  assieme ad un’altra donna, che rappresenta la fedeltà.




LA SITUAZIONE ATTUALE DEL CADORE

1) PREMESSA


L'Italia contemporanea sembra trovarsi in posizione subalterna alla Unione Europea, che sta imponendo i suoi dogmi neo-liberisti e le sue direttive spesso assurde.
Credo tuttavia che detto liberismo non sia del tutto compatibile con la costituzione italiana la quale, essendo nata da un compromesso tra democristiani e comunisti, è di natura ambivalente. Per ambivalente intendo un sistema misto capitalista/comunista o viceversa.
Esso è in vigore in Cina e sta dando risultati eccezionali.
In fondo anche il “miracolo economico italiano” si realizzò proprio negli anni del binomio Peppone (che si può simbolizzare con l'IRI) - Don Camillo (che si può simbolizzare con la FIAT), quando l'UE era una semplice unione doganale.
Riporto le seguenti tabelle del trend delle maggiori economie mondiali, una più vecchia e l'altra più recente (Fonte: WB e IMF), i dati del 1992 sono contradditori ma la Cina sta scalando tutte le posizioni mentre l'Europa è in ribasso. L'Italia poi è out:

Da: https://www.statista.com/chart/22256/biggest-economies-in-the-world-timeline/



Le storture e gli errori causati dalla Unione Europea, ma non solo quelli, stanno provocando gravi ripercussioni socio-economiche specialmente nelle zone periferiche del paese come il Cadore.



2) SPOPOLAMENTO, CARENZA SERVIZI ESSENZIALI, POVERT
À

In un mio precedente Post su questo Blog (IVA SUI PELLET SEMPRE AL 22% ?)

https://cadorepassatoepresente.blogspot.com/2022/12/iva-sui-pellet-sempre-al-22_10.html

avevo riportato la petizione, fatta dal gruppo "GIOVANI & FUTURO" (Gruppo di Giovani Amministratori Eletti nei Comuni del Cadore e del Comelico) in data 28 luglio 2022 rivolta al precedente governo, in cui si legge tra l’altro:

“….In questo periodo, come ben saprà, gli aumenti di luce, gas e beni alimentari sono diventati un vero salasso per le nostre famiglie e queste difficili situazioni sono ulteriormente amplificate in un territorio come il nostro, che da anni è morso dallo spopolamento e dalla carenza dei servizi più essenziali….”

e poi

“….1 bellunese su 3 vive sulla soglia della povertà….”, quindi verosimilmente ci sarà più di un cadorino su tre a vivere su tale soglia.


3) CROLLO SETTORE AGRICOLO-PASTORALE-BOSCHIVO


Nel seguente articolo del Gazzettino del 30/11/2022 a firma Yvonne Toscani:


https://www.ilgazzettino.it/nordest/belluno/pascoli_montagna_scomparsi_aziende_agricole_chiuse-7084641.html

si legge:


“….In un trentennio la provincia di Belluno ha perso l'83,7 per cento delle sue aziende agricole. Le piccole o medie imprese, che si occupano della coltivazione del fondo, di selvicoltura, allevamento di animali ed altre attività collegate….sono passate dalle 14.591 del 1982 alle 2.381 del 2010....".

Anche in questo caso, se la provincia di Belluno ha perso l'83,7% delle sue aziende agricole, certamente peggiore è la situazione del Cadore.

Le imprese che ancora resistono sono letteralmente oppresse dalla burocrazia, come si apprende dalle molte lamentele pubblicate sui giornali e sui social.

Anche per quanto riguarda il settore boschivo ci sono solo notizie negative, i boschi cadorini  un tempo famosi e fonte di ricchezza sono abbandonati all'incuria e all'insufficiente sfruttamento. E secondo un esperto da me interpellato è inutile farsi illusioni: anche se c’è una ripresa del legno nelle costruzioni, nell’arredamento, negli imballaggi e nella carta, le dimensioni e lo spezzettamento proprietario dei boschi cadorini non corrispondono minimamente alle esigenze dei mercati odierni.


4) POLITICHE A FAVORE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE


Anche in Cadore si registra la costante apertura di nuovi supermercati, mentre i piccoli negozi di paese chiudono.

Sempre su questo Blog, avevo pubblicato un Post su come in Alto Adige si aiutino concretamente i “Dorfladen”, al contrario che da noi.

Poi in Germania si fanno studi approfonditi su questo tema, cosa del tutto assente in Italia.

https://cadorepassatoepresente.blogspot.com/2022/11/in-alto-adige-danno-sostegno-ai-piccoli.html



5) DISGREGAZIONE PILOTATA DEL DISTRETTO CADORINO DELL'OCCHIALE



In questo caso le politiche U.E. non c'entrano, ma solo gli egoismi e campanilismi locali.    È successo che i politici di Belluno, con a capo l'onorevole Gianfranco Orsini (1924-2008), idearono il modo di spostare il distretto cadorino dell'occhiale verso il bellunese (Longaronese e Alpago). Semplicemente inqualificabile (dal punto di vista cadorino) fu infatti la cosiddetta "legge rifinanziamento Vajont (1990)", in base alla quale "nuove" iniziative industriali furono generosamente finanziate a fondo perduto e con esenzione decennale dall'imposta sui redditi. Cos'è in pratica avvenuto ? Che le maggiori occhialerie localizzate in Cadore (Safilo, De Rigo -- stabilimento Lozza --, Marcolin, Fedon (astucci) e altri) furono incoraggiate a creare delle società formalmente ma falsamente "nuove", con sede apppunto nel Longaronese e Alpago, in cui piano piano travasare le vecchie storiche sedi cadorine, che finirono totalmente e desolatamente vuote, nel senso letterale del termine.
È stato un vero delitto togliere il distretto industriale creato proprio in Cadore da cadorini nel lontano 1878 affrontando enormi difficoltà e qui sempre sviluppatosi con successo, tanto da identificare per tutto il '900 il Cadore come culla e patria degli occhiali.  Per i bellunesi fare un distretto ex-novo non sarebbe stato così semplice, ne è testimonianza il sostanziale fallimento della zona industriale di Longarone sorta all'indomani del disastro del Vajont. Questa ingiusta delocalizzazione, che si poteva e si doveva evitare, è stata naturalmente seguita da una crescente penuria di lavoro in Cadore e ha costretto alla chiusura e al fallimento molti terzisti. Per non parlare delle pesanti ricadute su altri settori dell'economia cadorina, principalmente quello degli alberghi, ristoranti, ecc. a seguito della scomparsa delle visite in Cadore di centinaia di clienti italiani e stranieri, di fornitori,  rappresentanti, tecnici ecc., e del grave e generalizzato calo dei consumi. Colpisce soprattutto l'inerzia delle amministrazioni cadorine (ma anche della Chiesa locale e della popolazione), che non hanno mosso un dito per la salvaguardia dello storico distretto.

Vedi anche:

Tesi di laurea di Davide Bria-Berter (Anno Accademico 2014/2015 UNIVERSITA' TELEMATICA “E-Campus” - Facoltà di Economia - Corso di Laurea in Psicoeconomia) dal titolo:

LA DISGREGAZIONE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE E I SUOI EFFETTI ECONOMICI E SOCIALI: IL CASO DELL'OCCHIALERIA DEL CADORE”

https://drive.google.com/file/d/12Aqxn_L17fpqjfrjxqjMdm3UghnVDLM7/view?usp=share_link

 

6) CONCLUSIONE

A differenza dei secoli passati, oggi il Cadore non saprebbe nemmeno a chi rivolgersi per chiedere come alleviare la sua condizione di abbandono.

Mi è caro riportare qui il discorso fatto il 26 giugno 1797 dai delegati cadorini a Napoleone, tratto dal libro "IL CADORE NELL'ETÀ NAPOLEONICA" di Giovanni Fabbiani (Lozzo, 1897-Belluno, 1986):


Cittadino Generale

"Voi vedete alla vostra presenza i Deputati del Popolo e della Municipalità di Cadore.

"L'esempio fortunato della Repubblica di San Marino ci anima a rappresentarvi, che fummo sempre poveri, ma sempre liberi, e democratici, ed il primo nostro voto si è quello di rimaner tali, ma confederati in una Repubblica Indivisibile; voi lo volete e noi lo saremo.

"La vostra Truppa ha ritrovato su queste Alpi scoscese i suoi Fratelli che lieti si tolsero il pane dalla bocca per dividerlo coi bravi Repubblicani.

"Non ci resta più pane né per loro, né per noi. Siamo tra orridi monti, che la natura tutto ci niega, ed il raccolto tardissimo è appena sufficiente per quattro Mesi.

"La Divisione Delmas accantonata in Belluno esige da noi una parte delle sussistenze. Voi non soffrirete che si sprema il sangue di un Popolo Innocente, che fu compianto da Tiberio e da Druso.

"Rileviamo che i vostri Commissari vogliono esigere nuove Requisizioni; abbiamo a stento potuto supplire alla prima.

"I pochi argenti delle nostre chiese, sudore del Popolo, unico deposito dei Poveri per gli anni di estrema indigenza lasciateli alli miseri come un sacro monumento della vostra insigne umanità. Voi siete grande, e potete comandarci di andare alla guerra; ma non permetterete che moriamo di fame.

[La supplica fu accolta da Napoleone]



Giancarlo Soravia

Venas di Cadore, 13 aprile 2023






sabato 10 dicembre 2022

IVA SUI PELLET SEMPRE AL 22% ?

 


In data 17 novembre 2022 l’utente Facebook

Ivano Valcarcelli

ha scritto:


È arrivato il freddo.

Capisco che le priorità del governo non sempre collimino con quelle del popolo che rappresenta, ma se trovate il tempo, tra l'aumento della soglia del contante, i Rave, la commedia sui migranti, la barzelletta dell'abolizione del canone Rai, si potrebbe togliere o per lo meno abbassare l'Iva al pellet , riportandola magari al 10%.

Questo sarebbe il momento.

Se non è troppo disturbo.”


Sempre su Facebook, ho trovato la seguente petizione, fatta dal gruppo "GIOVANI & FUTURO" (Gruppo di Giovani Amministratori Eletti nei Comuni del Cadore e del Comelico) in data 28 luglio 2022 rivolta al precedente governo cosiddetto “dei migliori”: 

[Di seguito, per una più agevole lettura, c'è la petizione convertita in formato testo e adattata a pagina web a cura del Redattore]

 




                GIOVANI & FUTURO

GRUPPO DI GIOVANI AMMINISTRATORI ELETTI NEI      COMUNI DEL CADORE E DEL COMELICO.

 

Vigo di Cadore, 28 luglio 2022

 


Spettabile

Ministro dell’Economia

Daniele Franco


E p.c.

Al Viceministro

Laura Castelli


Ai Sottosegretari

Maria Cecilia Guerra

Alessandra Sartore

Federico Freni


Oggetto: Proposte in vista dell’approvazione del decreto aiuti bis.

Illustrissimo Ministro,

ci permettiamo di rivolgerci alla Sua attenzione per portare a Sua conoscenza una situazione che ci preoccupa molto.

In questo periodo, come ben saprà, gli aumenti di luce, gas e beni alimentari sono diventati un vero salasso per le nostre famiglie e queste difficili situazioni sono ulteriormente amplificate in un territorio come il nostro, che da anni è morso dallo spopolamento e dalla carenza dei servizi più essenziali.

Essendo Lei bellunese di nascita, non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, ma c’è un dato che ci ha profondamente preoccupato, prima come giovani che amano il proprio territorio e che non vogliono essere costretti a lasciarlo e poi come amministratori:

1 bellunese su 3 vive sulla soglia della povertà. Siamo molto giovani e tutti al primo mandato, ma non riusciamo ad accettare in silenzio che la luce si spenga definitivamente sulle nostre montagne e per questo ci siamo permessi di disturbarLa.

Un territorio interamente montano come il nostro ha delle peculiarità che devono essere prese in considerazione per far sì che la nostra bellissima montagna non si spopoli definitivamente.

Passata l’estate, arriverà l’autunno e nei nostri territori questo passaggio avviene molto rapidamente e precocemente, costringendo le nostre famiglie ad ulteriori spese per l’acquisto, ad esempio, di legna da ardere e pellet che con tutti gli altri beni stanno vedendo un aumento incredibile del prezzo.

Leggiamo che tra le varie proposte presentate c’è quella di azzerare l’I.V.A. sui beni di prima necessità e di abbassarla sulla carne e sul pesce: una misura che troviamo essenziale se si vuole dare un aiuto concreto alle famiglie italiane.

Non siamo sicuramente noi a doverLe dire quello che si deve o non si deve fare per il bene del nostro Paese, ma ci creda che anche il semplice bancale di legna o di pellet, in una zona come la nostra, che tocca temperature rigidissime in inverno diventano beni di primissima necessità.

Alla situazione attuale, molte delle nostre famiglie manifestano l'impossibilità di far fronte a questi ulteriori aumenti e confidiamo si possa fare qualcosa, magari proprio abbassando l'I.V.A. sui beni necessari al riscaldamento dei locali domestici.

Ci scusiamo in anticipo se abbiamo sbagliato la forma per rivolgerci ad un Ministro. ma ci creda che questa nostra richiesta ci viene dal cuore, nella speranza che Lei possa prendere in considerazione la nostra proposta.

Certi della sua comprensione e sensibilità, rimaniamo a completa disposizione dei suoi Collaboratori per eventuali chiarimenti e, ringraziandoLa per il tempo che vorrà dedicare a questa nostra lettera, Le auguriamo buon lavoro e Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Luca Frescura
Consigliere comunale a Vigo di Cadore
Consigliere Unione Montana Centro Cadore

Thomas Menia Corbanese
Consigliere comunale a Danta di Cadore

Luca Olivotto
Consigliere comunale a Borca di Cadore

lunedì 28 novembre 2022

TROFEO ROMANO DELLE GENTI ALPINE SCONFITTE

TROPHAEUM AUGUSTI


Nella cittadina francese di La Turbie, al confine nord occidentale del Principato di Monaco, ci sono i resti di un imponente monumento chiamato in latino TROPHAEUM AUGUSTI o TROPHAEUM ALPIUM, il cui più significativo emblema è il seguente bassorilievo di una coppia di prigionieri galli in catene:



dal suddetto sito riporto:
“La solenne iscrizione, di cui rimanevano solo alcuni frammenti, è stata ricostruita completamente durante il restauro del monumento curato da Jules Formigé, grazie alla menzione fattane da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (III, 136-137).
Il testo riporta tutti i 46 [44?] nomi delle tribù [alpine] sconfitte in ordine cronologico e geografico ed è affiancato da due bassorilievi della Vittoria alata. Parimenti visibile è il "trofeo" in senso stretto, ossia una raffigurazione delle armi conquistate ai nemici e appese ad un tronco d'albero. Ai due lati del trofeo sono raffigurati coppie di prigionieri galli in catene.”

lunedì 21 novembre 2022

LA STORIA DEI GELATIERI ITALIANI VISTA DAI TEDESCHI (DELLA RUHR)

STORIA DEI GELATIERI

 
"Eiskalte Leidenschaft" die Geschichte der Eismacherinnen und Eismacher von der Mitte des 19. Jahrhunderts bis heute.

Passione Gelato“ la storia dei gelatieri dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri.



TRADUZIONE DI GIANCARLO SORAVIA DAL SITO TEDESCO INDICATO IN FONDO ALL'ARTICOLO:

In otto capitoli con un totale di oltre 150 riferimenti, la presentazione di “Passione Gelato” fa luce sulla storia dei gelatieri dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri.

Dal ferro al gelato -La patria dei gelatieri
[c'è un gioco di parole in tedesco: "Vom Eisen zum Eis" NdT] 

Das Zoldo-Tal: die Heimat der Gelatieri, um 1900 Foto: privata  

L'origine dei produttori di gelato italiani risiede nelle due piccole valli di Zoldo e Cadore nelle Dolomiti. Per oltre cento anni, un gran numero di residenti ha fatto rotta verso nord in primavera per lavorare come produttori di gelato in Germania, nei Paesi Bassi, in Austria o in altri paesi europei.
Il lavoro stagionale ha una lunga tradizione nelle Dolomiti. Decenni prima che i primi produttori di gelato si trasferissero a nord con i loro carretti da gelato alla fine del 19° secolo, gli uomini della regione vendevano castagne o pere cotte alle città circostanti del nord Italia durante i mesi invernali. Durante i mesi estivi lavoravano nell'agricoltura, nella lavorazione del legno o del ferro. Mentre la valle del Cadore era famosa per realizzare montature per occhiali, Zoldo creava chiavi e chiodi di tutte le dimensioni.
Alla fine del 19° secolo, la situazione economica delle valli si deteriorò drammaticamente. Le tempeste avevano distrutto le segherie e il mercato dei chiodi era crollato. Gli abitanti delle valli decisero sempre più di emigrare. Molti andarono in America Latina o si trasferirono negli Stati Uniti. Altri lavoravano solo nei mesi estivi in ​​vari paesi europei e tornavano a casa in inverno.

Dai carretti agli Eiscafé - L’inizio dei gelatieri italiani in Europa


Eiskarren-Verkauf, um 1900 Foto: Alberto Piva

Le valli Zoldo e Cadore appartenevano fino al 1866 al Regno del Lombardo-Veneto e quindi nella sfera d'influenza della monarchia asburgica. Di conseguenza, i primi produttori di gelato si trasferirono nella metà del 19° secolo prima nelle regioni della monarchia del Danubio, verso l'Austria e l'Ungheria.
Da lì, i produttori di gelato italiani continuarono a diffondersi nel nord e nell'est dell'Europa nel diciannovesimo secolo. Già all'inizio del secolo, i primi carretti da gelato si muovevano per le strade dell'area della Ruhr, perché la regione industriale in rapida crescita offriva un mercato interessante per il gelato. Le autorità, tuttavia, spesso guardavano con sospetto i venditori ambulanti. Alla fine del 19° secolo, la vendita di gelati dai carretti a Vienna fu anche bandita per alcuni anni al fine di proteggere i produttori di gelato austriaci e i loro negozi dai loro concorrenti mobili. E anche nell'area della Ruhr, l'attività dei carretti da gelato era soggetta a regole severe.
Le famiglie dei produttori di gelato in genere rimanevano in Italia durante questo periodo, mentre gli uomini migravano verso nord da giugno a settembre. I mesi invernali li passavano come artigiani e operai nelle fattorie dei villaggi locali o come lavoratori migranti nella campagna italiana.

Preparazione del ghiaccio e tecnologia di raffreddamento intorno al 1900


Eiszubereitung in Mühlhausen, 1900 Foto: Dario Olivier

All'inizio del secolo, la preparazione del gelato era un compito laborioso e noioso. Per la produzione di specialità di gelato, molti produttori di gelato utilizzavano una macchina per il ghiaccio a manovella. La parte inferiore della macchina consisteva in una vasca di legno con un recipiente interno in metallo che ruotava attraverso la manovella della macchina. Lo spazio tra la vasca e il recipiente metallico era pieno di ghiaccio tritato per il raffreddamento.
A seconda delle sue dimensioni, con questo tipo di gelatiere è possibile produrre fino a venti litri di gelato. Per azionarla erano necessarie due persone: mentre una manovella funzionava, la seconda spingeva la massa di latte, uova e zucchero contro le pareti fredde della vasca, che si bloccava in venti minuti circa.
Per il raffreddamento fino al 1950 si utilizzava il ghiaccio in barre prodotto industrialmente. I gelatieri dovevano frantumare le grandi barre di ghiaccio e riempirle nei contenitori di raffreddamento. Il ghiaccio tritato era inoltre mescolato con sale per abbassare ulteriormente la temperatura.
Il costante raffreddamento del gelato è stata una sfida. Soprattutto nei mesi estivi c'erano sempre malattie da salmonella a causa di un gelato insufficientemente raffreddato. Negli anni '10, diverse città della regione della Ruhr emisero i loro primi regolamenti che vietavano, tra l'altro, la vendita dei prodotti a bambini di età inferiore ai 16 anni. Regolamenti uniformi per garantire gli standard igienici furono emanati solo negli anni '30.

Ascesa e declino - Gelaterie italiane negli anni '30 e '40


Eiscafé Majer, um 1930 Foto: Mariateresa Majer

Dopo le prime gelaterie italiane aperte in molte città tedesche alla fine degli anni 1920, sempre più gelaterie si stabilirono nell'area della Ruhr negli anni '30. Spinti dalle difficoltà economiche nelle loro valli e dalla speranza di avere buoni affari in Germania, molte famiglie decisero di migrare stagionalmente. La vicinanza politica tra i regimi fascisti in Italia e in Germania favorì l'immigrazione.
Fino alla prima guerra mondiale, per lo più solo gli uomini si erano trasferiti a nord. Mentre la vendita di gelato si spostava sempre più lontano dal mercato di strada in solide gelaterie, le donne seguivano sempre più i loro mariti. Aiutavano con la gestione e il lavoro nelle gelaterie. I bambini di solito rimanevano con i nonni in Italia.
L'anno 1943 pose fine al periodo d'oro dei gelatieri italiani in Germania. Dopo la caduta di Mussolini, la coalizione italo-tedesca si sciolse. Gli amici divennero nemici. Molti gelatieri vendettero le loro gelaterie e tornarono in Italia. Nella speranza di un'imminente fine della guerra, altri avevano immagazzinato i loro beni presso conoscenti per poter iniziare una nuova partenza dopo la guerra. Durante i bombardamenti nella zona della Ruhr, numerose gelaterie furono distrutte durante gli ultimi anni della guerra.

domenica 20 novembre 2022

IN ALTO ADIGE DANNO SOSTEGNO AI PICCOLI NEGOZI DI PAESE O NEGOZI DI VICINATO (DORFLADEN)

NEGOZI DI VICINATO

 

Cercando in rete notizie sulla fine di molti “negozi di vicinato” o “negozi di paese” si trova che il problema è sentito in Alto Adige, in Austria e in Germania. Poco o niente sentito dal resto d'Italia.
Ma ciò non vuol dire che il problema non esista anche in Italia.

Qui di seguito elenco dei siti che ne parlano o propongono soluzioni:


In detto articolo (del 2/1/2020) si legge tra l'altro:

Assicurare in tutte le zone dell’Alto Adige, anche quelle più periferiche, la sopravvivenza dei piccoli negozi di paese (Dorfladen) che consentono non solo al commercio di vicinato di proseguire con l’attività, ma anche alla popolazione di avere accesso ai prodotti necessari alla vita di tutti i giorni senza doversi spostare verso le zone urbane. Questo l’obiettivo delle misure straordinarie varate già nel 2014 che la Giunta provinciale ha ora prorogato anche per il biennio 2020-2021. “I piccoli negozi sono parte integrante della vita dei nostri paesi – sottolinea l’assessore Philipp Achammer – e il loro servizio è fondamentale non solo per i residenti, ma anche per i turisti. Un’ulteriore conferma l’abbiamo avuta durante i black-out dello scorso novembre”.

Gli incentivi della Provincia per i piccoli negozi di paese

Grazie alla delibera approvata dall’esecutivo nel corso dell’ultima seduta dell’anno, la Ripartizione economia può assegnare contributi sino a 15.000 euro per l’apertura di nuovi negozi in località prive di queste strutture di vendita. Per esercizi di vicinato si intendono i negozi che operano in località rurali con almeno 150 abitanti e che esercitano il commercio al dettaglio di generi alimentari e di prima necessità. In aggiunta a ciò, e per offrire sostegno alla sopravvivenza dei piccoli negozi di paese già presenti, la Provincia garantisce incentivi ulteriori che vanno dai 9.000 agli 11.000 euro a seconda dei servizi offerti: dalla vendita di giornali al servizio postale, dalla consegna a domicilio alla vendita di prodotti locali. Nel corso del 2019 sono stati elargiti contributi per un totale di 889.500 euro a 86 esercizi commerciali.”

- Invece l'articolo seguente è di fonte tedesca:


(traduzione parziale in italiano con Google Translator): 
LA TRADUZIONE COMPLETA DELL'ARTICOLO SI TROVA NEL P.S. IN FONDO A QUESTO POST 

Controllare o incentivare? Il confronto tra la garanzia dei servizi di prossimità nelle aree rurali della Germania e dell'Alto Adige

Introduzione

Per fornitura locale si intende la fornitura di beni e servizi per le necessità quotidiane raggiungibili a piedi (Adamovicz / Bernreuther / Wotruba 2009: 8 f.; Beckmann / Böcker / Lindemann et al. 2007: 11 f.). In molti paesi, l'offerta locale è in declino da decenni (Clarke / Banga 2010: 190; Krüger / Anders / Walther et al. 2013: 7 f.; Vias 2004: 316). Le ragioni includono la maggiore mobilità (auto), l'aumento della domanda da parte dei clienti in termini di selezione, qualità e prezzo, nonché una crescente pressione competitiva e condizioni di consegna sfavorevoli per i piccoli negozi dal lato dei fornitori. Le aree rurali, nelle quali negozi di alimentari, fornai, macellai e altre imprese chiudono, sono particolarmente colpite da questi sviluppi perché il potenziale del cliente per un funzionamento redditizio non è più sufficiente. Questo crea problemi di accessibilità per sempre più persone. La discussione internazionale parla anche dei cosiddetti deserti alimentari (ad esempio Hallett / McDermott 2011: 1210). In queste aree, un'ampia selezione di cibo è difficilmente disponibile a un prezzo ragionevole e con un livello accettabile di impegno.”


- Su Wikipedia la voce Dorfladen (Negozi di paese) si trova:


(traduzione in italiano con Google Translator):

“””””””””

Negozi di paese

Manca in italiano


Il negozio di paese (precedentemente anche general store ) è una struttura di rifornimento locale rurale . Esistono diversi modi in cui vengono gestiti i negozi del paese: come una cooperativa di consumatori, dai rivenditori, come un negozio di quartiere o un negozio di fattoria. Oggi sono sempre più gestiti da comunità con scopi speciali come le associazioni economiche.
Il negozio di paese è una struttura di rifornimento locale rurale. Esistono diversi modi in cui vengono gestiti i negozi di paese: come una cooperativa di consumatori, da rivenditori, nonché negozi di quartiere o negozi di fattoria. Oggi sono sempre più gestiti dai cittadini nella forma giuridica della cooperativa, dalle associazioni economiche (focus su Bassa Sassonia e Renania-Palatinato) e dalla comunità dei cittadini (forma legale di UG & Still; focus su Baviera, Baden-Württemberg, Bassa Sassonia).
Sullo sfondo del numero crescente di negozi di paese con partecipazione dei cittadini, è consigliabile distinguere tra il negozio di paese classico e il negozio di comunità (fornitori locali con partecipazione di cittadini; nel frattempo anche negozi di quartiere come a Kempten, Kelheim, Monaco, ecc.).

martedì 15 novembre 2022

ATTILIO FRESCURA - L'INDUSTRIA CADORINA DI OCCHIALERIA FRATELLI LOZZA

 L'INDUSTRIA CADORINA DI OCCHIALERIA FRATELLI LOZZA

 

    

Alla Biblioteca Storica Cadorina di Vigo si trova un libriccino (25 pagine) di Attilio Frescura (1881-1943) dal titolo: L'INDUSTRIA CADORINA DI OCCHIALERIA FRATELLI LOZZA. Costui era il figlio di Angelo Frescura (1841-1886), noto per aver aperto nel 1878 la prima fabbrica di occhiali in Italia a Rizzios di Calalzo di Cadore.

     Il libro fu stampato nel 1939 a Milano in occasione dello scoprimento del busto marmoreo in ricordo di Giovanni Lozza (1840-1915), socio d'opera del suddetto Angelo e capostipite della dinastia industriale cadorina dei Lozza. Tra gli industriali Lozza ricordo i figli di Giovanni, Giuseppe Lozza (1870-1954) e Lucio Lozza (1877-1954). Poi Agostino Lozza (1900-1974) e Mario Lozza (1933-2003). Nel 1983 la Lozza venne rilevata dal Gruppo De Rigo di Longarone.

     La ditta di Angelo Frescura dopo la sua prematura morte fu ceduta al gruppo milanese Colson, Bonomi e Ferrari (poi diventata C. E. Ferrari & C. > Cattaneo, Cargnel &  C. > Ulisse Cargnel & C. > SAFILO di Guglielmo Tabacchi e soci). Suo figlio Attilio, che aveva cinque anni alla morte del padre, fu ufficiale dell'esercito nella 1^ G.M., pluridecorato, e poi scrittore di successo.

     Ritengo il libro interessante perché scritto direttamente da un membro delle famiglie dei pionieri dell'occhialeria cadorina.

     Da questo libro di Attilio Frescura traspare una certa tristezza per le sorti della sua famiglia, ma compensata dalla certezza che l'occhialeria in Cadore sarebbe durata per sempre. Cosa che purtroppo non si è avverata. Si esaltano anche le virtù di amicizia tra soci, tra figli di soci e tra cadorini.

     Ho digitalizzato l'intero libro con le sue illustrazioni e qui lo presento.
     (Chi volesse stampare il libro, può trovare a questo link il formato PDF:)
https://drive.google.com/file/d/1bkJiCg--04aOkoAlRzgTiynHReQ4K2Kt/view?usp=sharing

Desidero ringraziare la responsabile della Biblioteca Storica Cadorina Sig.ra Noemi Nicolai per la preziosa assistenza.

Alla fine del Post ho aggiunto tre capitoli del libro di Enrico De Lotto "Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore", capitoli che parlano della nascita e dei primi sviluppi in Cadore della moderna industria italiana degli occhiali.

ILLUSTRAZIONI DEL LIBRO CON LE DIDASCALIE ORIGINALI


Giovanni Lozza


La fabbrica Frescura Angelo, Leone, e Giovanni Lozza nel 1882, sul torrente Molinà



Gli operai della fabbrica: 1882. Giovanni Lozza, seduto, guarda attraverso il canocchiale



Calalzo di Cadore: La fabbrica della Industria di Occhialeria Fratelli Lozza nel 1939-XVII

 
Gli operai della Industria di Occhialeria Fratelli Lozza nel 1936-XIV






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